Aurelio Pagani, Amministratore Delegato di Cierreffe SpA, ha aperto la sessione pomeridiana dell’ Assemblea Generale Associati del Consorzio Asso Ricambi 2024 di Roma, parlando degli intrecci del mercato OEM e IAM
Uno dei mantra della compiaciuta autoflagellazione del sistema economico italico è quello della bassa produttività.
“In Italia la produttività non cresce da 25 anni”, pare che su questa affermazione si sia tutti totalmente d’accordo, anche se poi la produttività in generale e dei processi in particolare, sia l’argomento meno affrontato nel dibattito tra i competenti.
A tal proposito fatevi un giro su Linkedin… Sembrerebbe che la questione della bassa produttività in Italia sia un tema su cui c’è un consenso diffuso, ma paradossalmente riceve poca attenzione nei dibattiti tra gli esperti e nel mondo professionale.
Potrebbe essere interessante esplorare le ragioni di questa discrepanza tra percezione diffusa e attenzione effettiva dedicata al tema della produttività. Forse è dovuta a una serie di
fattori, come la complessità delle cause sottostanti, la mancanza di soluzioni immediate o la preferenza per argomenti più calienti o di tendenza.
Restando all’interno del nostro piccolo mondo della distribuzione dei ricambi auto in Italia, davvero poco è successo negli ultimi 20 anni nella direzione di rendere maggiormente efficiente la filiera distributiva, con il risultato che, analizzando i numeri di dettaglio, i dati relativi alla produttività del settore sono, per certi versi, sconcertanti e comunque mai in crescita. Ciò riguarda il mondo dell’IAM (Indipendent After Market) come quello dell’OEM (anche se per quest’ultimo c’è la difficoltà di disaggregare i dati di bilancio). Se gli interventi sull’efficienza, e di conseguenza sulla produttività aziendale sono un tema di esclusiva competenza, scelta e priorità del singolo imprenditore, una riflessione sull’efficienza del sistema nel suo complesso può essere argomento di un confronto più ampio, confronto che ho avuto il piacere di proporre all’assemblea del Consorzio Assoricambi che si è tenuta a Roma, lo scorso 29 febbraio.
Il tema, appena abbozzato, che a mio parere merita una profonda riflessione è quello di uscire dal paradigma della concorrenza di prodotto e quindi dalla superata alternativa tra ricambi IAM e ricambi OEM in termini di concorrenza, approcciando la logica della complementarietà e superando la logica della concorrenza di canale, entrando così in una logica di specializzazione. Meccanici indipendenti, reti assistenziali delle case, carrozzerie, hanno profonde e importanti differenze in termini di organizzazione interna della programmazione del lavoro e, di conseguenza, sostanziali differenze nelle necessità, nelle modalità/tempistiche e processi di approvvigionamento, che necessitano di risposte profondamente differenti in termini di servizio, prossimità, gamma e flessibilità dell’offerta. Differenze che non possono coesistere in maniera efficace, nè tantomeno efficiente, in un unico modello di operatore. Forse è proprio dalla smania di essere il fornitore giusto per ogni tipo di cliente che derivano strutture aziendali che generano produttività molto basse. Il tema è certamente ampio, coinvolgendo una quantità di operatori vastissima, e complesso, in quanto impatta sulla cultura delle aziende della distribuzione IAM sul mondo delle concessionarie auto e, in parte, anche delle case. Altre occasioni e altri spazi potranno essere utili per addentrarci nella questione.
A margine della conversazione abbiamo voluto porre alcune domande a Pagani circa la valutazione della sua presenza all’Assemblea degli Associati 2024.
Che cosa ne pensa dell’incontro di Roma
con gli Associati Asso Ricambi?
Finalmente, direi, professionisti veri
del ricambio hanno trovato qualche
minuto di attenzione per noi, autentici
dilettanti in questo mercato. Poi direi,
oggettivamente stupito del fatto che
c’erano tanti giovani, merce rarissima,
se non inesistente, nella distribuzione
dei ricambi OEM. Insomma, mi sono
trovato in mezzo a gente per cui vendere
ricambi è una scelta imprenditoriale.
Ed il fatto che ci siano giovani vuol dire
che un ricambista/imprenditore sta
crescendo per il suo futuro un altro
ricambista/imprenditore. Invece, nel
mondo dei concessionari, non c’è mai
un titolare che destini il proprio figlio ai
ricambi. E ciò significa che i ricambisti,
in termini di energia disponibile, hanno
sicuramente un vantaggio strategico
rispetto ai concessionari.
Questo incontro può essere un primo
passo per un riavvicinamento dei due
mondi? Deve esserlo! La strada non è nemmeno
troppo lunga, si tratta di creare ed
alimentare fiducia reciproca. E, come
sappiamo, la fiducia si nutre di comportamenti
quotidiani.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri?
Sicuramente noi, distributori di ricambi
OEM, abbiamo bisogno dei ricambisti
indipendenti di prossimità. Sappiamo
che il mercato indipendente avrà un
peso crescente, per via dell’invecchiamento
del parco e, diciamo, una riduzione
del parco endotermico nuovo.
Quindi la flessibilità organizzativa e la
presenza dei ricambisti vicino alle officine
di meccanica indipendenti, clienti
che noi non sappiamo e possiamo servire,
diventa la chiave di successo futura
anche per noi. Per contro crediamo
che la distribuzione indipendente abbia
bisogno di prodotto e probabilmente di
una cultura dei processi che noi possiamo
garantire.
Allora, ci rivedremo presto?
Per quanto mi riguarda assolutamente
sì, per conoscerci meglio ed anche per
avviare esperienze che contribuiscano,
come dicevo, a generare fiducia tra di
noi.